Caratteristica preponderante nel lavoro di Bonicelli è la sperimentazione e la ricerca materica, tesa alla messa in pratica di tecniche disparate idonee alla conservazione e resistenti all’azione disgregatrice del Tempo.
Se volessimo trovare un unico termine che sintetizzi la sua ricerca artistica sceglieremmo «serendipidità», ovvero scoperta fortuita.
Pur avendo studiato approfonditamente le tecniche artistiche tradizionali, infatti, non è stato facile per l’artista trovare quella più adatta a dar forma alle proprie idee.
Bonicelli ha avuto bisogno di sperimentare, di sporcarsi le mani e di sbagliare: doveva commettere un errore, quello giusto, quello risolutivo. «Gli errori sono i momenti astratti del divenire delle idee», afferma.

Copolimero EVA su Stampa Fotografica
Il metodo ideato dall’artista si basa principalmente su un processo di post-produzione del supporto fotografico o oggettuale.
Impiegando materiale termopalstica opalescente (Coopolimero EVA) interagisce con il pretesto, con i sui volumi, luci ed ombre, sommergendolo in un una sostanza densa e vischiosa che solidificandosi conferisce al soggetto nuovo corpo e significato.

L’opera così ottenuta, durante fasi successive, può essere nuovamente manipolata attraverso ingrandimenti, scatti fotografici in differenti condizioni luminose, scansioni e alterazioni cromatiche.

50 x 70 cm., Stampa FineArt su carta cotonata., realizzato nel 2016.
Se è vero che nelle “matrici” la mera bidimensionalità del supporto sofotografico viene negata, è vero anche che nelle opere derivate è negata la vera matericità, in favore di una sua espressione puramente illusoria.