Caratteristica preponderante nel lavoro di Bonicelli è la sperimentazione e la ricerca materica, tesa alla messa in pratica di tecniche disparate idonee alla conservazione e resistenti all’azione disgregatrice del Tempo.
Se volessimo trovare un unico termine che sintetizzi la sua ricerca artistica sceglieremmo «serendipità», ovvero scoperta fortuita.
Pur avendo studiato approfonditamente le tecniche artistiche tradizionali, infatti, non è stato facile per l’artista trovare quella più adatta a dar forma alle proprie idee.
Bonicelli ha avuto bisogno di sperimentare, di sporcarsi le mani e di sbagliare: doveva commettere un errore, quello giusto, quello risolutivo. «Gli errori sono i momenti astratti del divenire delle idee», afferma.
Copolimero EVA su Stampa Fotografica
Il metodo ideato dall’artista si basa principalmente sulla realizzazione dello scatto fotografico a cui segue un processo di post-produzione artigianale del supporto stesso.
Impiegando materiale termopalstico opalescente (Coopolimero EVA) interagisce con il pretesto, con i sui volumi, luci ed ombre, sommergendolo in un una sostanza densa e vischiosa che solidificandosi conferisce al soggetto nuovo corpo e significato.
L’opera così ottenuta, durante fasi successive, viene nuovamente digitalizzata attraverso scatti fotografici in diverse condizioni luminose e scansioni ad alta risoluzione, avviando così un nuovo processo di post produzione dove ingrandimenti e alterazioni cromatiche esaltano trasparenze e volumi.
Se è vero che nelle “matrici” la mera bidimensionalità del supporto sofotografico viene negata, è vero anche che nelle opere gemelle digitali è negata la vera matericità, in favore di una sua espressione puramente illusoria.