La mia ricerca si concentra sulla fusione tra naturale e artificiale, interrogandosi su come la trasformazione chimica e fisica dei fiori possa ridefinire l’idea di natura morta, trasformandola in un’espressione ibrida in cui la vita organica diventa parte di una struttura artificiale duratura.
In questo processo si manifesta un concetto chiave: il Kraching, inteso come rottura e passaggio irreversibile tra due stati, tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale.
Il Kraching simboleggia anche un evento più profondo: il distacco dell’uomo dalla natura, un momento critico in cui l’essere umano, ormai prossimo all’estinzione, ha risposto con una reazione violenta e distruttiva.
Questo atto di sopravvivenza ha innescato una lotta contro la natura, spingendo gli ominidi a dominare e trasformare l’ambiente, anche a costo di compromettere l’equilibrio dell’ecosistema.
L’effetto finale del mio progetto è un contrasto poetico tra la vitalità originaria del fiore e la sua immutabile veste cristallizzata, una condizione che richiama proprio questo passaggio estremo: da materia viva a una forma nuova, sospesa tra il passato e il futuro, tra fragilità e permanenza, tra memoria e artificio.